Voici les paroles de la chanson : Handel: Orlando, HWV 31, Act 2: "Ah stigie larve! ... Vaghe pupille" (Orlando) , artiste : Jakub Józef Orliński, Георг Фридрих Гендель Avec traduction
Texte original avec traduction
Jakub Józef Orliński, Георг Фридрих Гендель
Ah stigie larve!
Ah scellerati spettri
che la perfida donna ora ascondete.
Perché al mio amor offeso,
al mio giusto furor non la rendete?
Ah misero e schernito!
L’ingrata già m’ha ucciso;
sono lo spirto mio da me diviso.
Sono un’ombra, e qual ombra adesso io voglio
varcar là giù ne’ regni del cordoglio.
Ecco la stigia barca.
Di Caronte a dispetto
già solco l’onde nere: con Pluto
le affumicate soglie, e l’arso tetto.
Già latra cerbero
e già dell’Erebo
ogni terribile
squallida furia
sen viene a me.
Ma la Furia, che sol mi diè martoro,
dov’è?
Questa è Medoro.
A Proserpina in braccio
vedo che fugge.
Or a strapparla io corro.
Ah!
Proserpina piange!
Vien meno il mio furore
se si piange all’inferno anco d’amore.
Vaghe pupille, non piangete, no,
che del pianto ancor nel regno
può in ognun destar pietà;
vaghe pupille, non piangete, no,
ma sì, pupille, sì piangete, sì,
che sordo al vostro incanto
ho un core d’adamanto
né calma il mio furor.
Ma sì, pupille, sì piangete, sì.
Ah stigie larve !
Ah scellerati spettri
che la perfida donna ora ascondete.
Perché al mio amor offeso,
al mio giusto furor non la rendete ?
Ah misero e schernito !
L'ingrata già m'ha ucciso ;
sono lo spirto mio da me diviso.
Sono un'ombra, e qual ombra adesso io voglio
varcar là giù ne’ regni del cordoglio.
Ecco la stigia barca.
Di Caronte a dispetto
già solco l'onde nere : avec Pluton
le affumicate soglie, e l'arso tetto.
Già latra cerbero
e già dell'Erebo
ogni terrible
squallida furie
sen vie à moi.
Ma la Furia, che sol mi diè martoro,
Colombe?
Questa è Medoro.
Une Proserpine à braccio
vedo che fugge.
Ou un strapparla io corro.
Ah !
Proserpine piange !
Vien meno il mio furore
se si piange all'inferno anco d'amore.
Vaghe pupille, non piangete, non,
che del pianto ancor nel regno
può in ognun destar pietà ;
vaghe pupille, non piangete, non,
ma si, pupille, si piangete, si,
che sordo al vostro incanto
ho un core d'adamanto
né calma il mio fureur.
Ma sì, pupille, sì piangete, sì.
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